COMO
D’antichissime tradizioni, fu fondata più di duemila anni fa dai romani ed attualmente è il centro vitale del territorio dove storia, arte, cultura, convivono con l’industria e il commercio in uno scenario al quale il lago, con il suo continuo rinnovarsi di colori e atmosfere durante le diverse stagioni, fornisce una cornice di singolare bellezza.
La città di Como è in oltre famosa per le sue sete, uniche al mondo quanto a finezza e ad originalità. Altra attività artigianale diffusa nell'area limitrofa, più precisamente attorno alla cittadina di Cantù ''città del mobile", è quella della lavorazione del legno.
Vengono prodotti mobili di ogni fattura, realizzati con legni più meno pregiati, in grado di soddisfare ogni esigenza. In alcuni centri della Brianza, inoltre, operano abili artigiani che lavorano il vimini.
IL DUOMO
Il duomo è il risultato ottenuto da quattro secoli di lavoro, la costruzione ebbe inizio nel 1396 sopra l’antica basilica romanica di Santa Maria Maggiore, divenuta sede episcopale agli inizi del secolo XI. Osservando attentamente la struttura è facile distinguere le diverse epoche ed i diversi stili: dalla superba marmorea facciata tardo-gotica fino alla cupola di Filippo Juvara del 1740, anno in cui si portò a compimento l’imponente chiesa.
Numerosi artisti prestarono la loro opera per la riuscita dell’opera: fra gli altri il celebre architetto intelvese Lorenzo degli Spazzi a cui fu inizialmente affidata la direzione del cantiere, seguito subito dopo dai comaschi Pietro da Breggia e Florio da Bontà. I lavori proseguirono con la realizzazione del rosone in facciata di Luchino Scarabota, Amuzio da Lugano, Tommaso Rodari da Maroggia che, già attivo negli anni precedenti, ebbe la responsabilità del cantiere dal 1487 al 1526.
Del Rodari sono, fra l’altro, le opere più belle della facciata, dei fianchi e dell’interno, ed ideò il modello della parte absidale, poi modificato da Cristoforo Solari.
L’abside destra fu eretta sotto la direzione di Francesco Maria Richino (1627-1633), quella di sinistra fu iniziata da Carlo Buzzi (1653). Per la completa realizzazione della facciata si resero necessari più di cinquant’anni infatti, venne iniziata nel 1447 e conclusa nel 1498; il completamento del rosone avvenne nel 1486.
Il portale maggiore è affiancato da due edicole con le statue di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane: i due celebri letterati e funzionari dell’impero romano, nati nel I secolo d.C. a Como, sono stati collocati in posizione d’onore, nonostante fossero pagani.
Le due porte laterali che si aprono sui fianchi sono generalmente ritenute il capolavoro dei fratelli Tommaso e Jacopo Rodari, anche se per l’elegante porta meridionale è stato ipotizzato un intervento di Bramante; la porta settentrionale riccamente decorata, è detta “della Rana” da una scultura mutilata nel 1912.
La cupola, modificata nel 1773, è stata riportata alle forme originali dopo essere stata danneggiata nel 1935 da un incendio. L’interno è a croce latina, con tre navate divise da pilastri cruciformi.
Vi si custodisce un ricco complesso di opere d’arte, fra cui arazzi del XVI e XVII secolo, eseguiti a Ferrara, Firenze e Anversa. Dipinti cinquecenteschi di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari; un altare ligneo del primo Cinquecento, dedicato a Sant’Abbondio, con un prezioso lavoro di intaglio, opera soprattutto della bottega di Giovan Angelo del Maino; stucchi barocchi di Francesco ed Agostino Silva e vetrate ottocentesche di Giuseppe e Pompeo Bertini.
Provengono dalla chiesa Santa Maria Maggiore i due leoni stilofori (fine secolo XI – inizi XII) che reggono le acquasantiere, il sarcofago vescovile e l’altare maggiore di scuola Campionese, recentemente ricollocato nel presbiterio.
IL TEMPIO VOLTIANO
Già nel 1899 si aveva la possibilità di visitare l’Esposizione Voltiana colma di manoscritti e di strumenti di altissima importanza scientifica, lasciataci in eredità dallo scienziato. Purtroppo questa raccolta venne distrutta da un furioso incendio e le preziosissime testimonianze ne uscirono ridotte di numero e malconce.
Ciò che era rimasto fu temporaneamente raccolto in una sala del Museo Civico intanto, sotto la guida di collaboratori e consulenti esperti in materia, si giunse a comporre la serie distrutta degli strumenti da affiancare a quelli originali. La nuova elegante costruzione, in stile neoclassico, fu commissionata dall’industriale comasco F. Somaini all’architetto Federico Frigerio e fu eretta nel 1927, in occasione del primo centenario della morte di Alessandro Volta.
Lo stesso anno, undici premi Nobel, prendono parte al grande Convegno mondiale di fisica organizzato nella città di Como.
Al Tempio si conserva la pagina con gli autografi di quei sommi fisici che lo visitarono prima della sua inaugurazione ufficiale avvenuta il 15 luglio 1928. In quell’occasione si riunirono molte autorità politiche ed ecclesiastiche, scienziati e professori.
Nello stesso giorno il Comune di Como entrò in possesso dell'edificio con tutti gli arredi, i libri, esclusi solo i cimeli originali e quelli ricostruiti che rimasero di proprietà dello Stato.
IL MUSEO DELLA SETA
Aperto nel 1990 il Museo è stato voluto a giusta testimonianza della storia della seta a Como, segnale tangibile di una continuità fra passato e presente di una industria che mantiene il primato rispetto al mondo intero. Si estende su una superficie di circa 900 mq ed è situato nello stesso stabile della scuola tessile di Setificio.
Nell'atrio si è ricreato l'ingresso di una fabbrica, esponendo preziosi orologi timbracartellino. Nella sala centrale, dopo un accenno all'allevamento del baco e alla trattura, si possono ammirare strumenti di preparazione alla tessitura: macchine per la fabbricazione di licci in cotone e di pettini, foracartoni, duplicatrice, orditoio a sezione. Un interessante piantello a pancia in fuori del 1870 con 288 fusi testimonia la fase di torcitura.
Nella sala tessitura campeggiano due telai a mano, uno jacquard e uno a doppia ratiera con lettura del disegno ad assicelle, un orditoio per cimosse ed un lisage dell'Ottocento; la presentazione si conclude con il telaio meccanico OMITA del 1922.
Successivamente si entra nella sala controlli e misure che presenta un'interessante collezione di apparecchi: dinamometri, torcimetri, bilance di precisione, aspatrice. Quindi si passa al laboratorio chimico, fedelmente ricostruito con mobili e strumenti d'epoca.
Si accede poi al locale dedicato alla tintoria dove trovano spazio una barca per tingere i tessuti, una pirola in rame per i filati, vari attrezzi ed un cavigliatoio. Nella stamperia si incontrano la cucina colori, il doppio fondo, utilizzato per cuocere gli addensanti e miscelare i coloranti; un tavolo da stampa a tampone con una vasta collezione di planches in legno e metallo; un tavolo da stampa a mano con quadri, lucidi d'epoca e attrezzi per la fotoincisione.
La stampa a cilindri è rappresentata da particolari macchine per campionature, da cilindri in legno e rame finemente incisi.
Un'ala è riservata ai modellini di macchine per stampa a quadri e rotativa.L'ultima sala è dedicata alle operazioni di finissaggio dei tessuti: di grande interesse un'antica macchina lignea per la realizzazione dell'effetto moiré su seta, una plissettatrice e un imponente Palmer del 1932.